L’Eurozona è ancora in crisi? Se chiediamo a Daniel Stelter, economista e autore tedesco noto per le sue analisi senza filtri, la risposta è chiara: la crisi non è mai finita, è stata solo mascherata dalla Banca Centrale Europea (BCE). E ora, con il rallentamento dell’economia tedesca e la perdita storica della Bundesbank, le crepe stanno diventando voragini.
Ma quali sono i problemi reali? E perché la Germania, un tempo la roccaforte economica d’Europa, sembra essere tra i paesi più colpiti? Scopriamo insieme cosa sta succedendo e perché, secondo Stelter, ci stiamo avviando verso una decade di distruzione della ricchezza.

La crisi dell’euro: una bomba a orologeria mai disinnescata
Per capire dove stiamo andando, dobbiamo prima guardare indietro. L’Eurocrisi non si è mai realmente conclusa, dice Stelter. La BCE ha solo nascosto i problemi sotto il tappeto con tassi d’interesse artificialmente bassi e politiche di acquisto di debito. Ma il tappeto è ora troppo corto per coprire tutto.
L’economista tedesco punta il dito su tre problemi chiave:
- L’esplosione del debito pubblico in Europa, con paesi come Francia e Italia che dipendono sempre più dai finanziamenti della BCE.
- L’inefficacia delle politiche economiche della Germania, che continua a stringere la cinghia mentre gli altri paesi si indebitano senza freni.
- Il ruolo della Bundesbank, che da pilastro di stabilità si trova ora in una situazione pericolosa, avendo registrato la prima perdita della sua storia: 19,2 miliardi di euro nel 2024.
E chi paga il conto? La Germania, con il suo modello di austerità e risparmio, si trova a essere il principale finanziatore involontario di un’Eurozona sempre più dipendente dai soldi “facili” della BCE.

La Bundesbank in crisi: il segnale che non possiamo ignorare
Per anni, la Bundesbank ha rappresentato il rigore e la stabilità tedesca. Ma ora le cose sono cambiate. La perdita record registrata nel 2024 è solo la punta dell’iceberg. Stelter sottolinea che questa crisi nasce da un problema di fondo: il sistema monetario europeo è costruito su fragili equilibri, e la Germania sta pagando il prezzo più alto.
Un esempio emblematico? Il sistema Target 2, il meccanismo di compensazione tra le banche centrali dell’Eurozona. La Germania ha accumulato crediti per oltre 1.200 miliardi di euro, ma cosa succede se un paese come l’Italia o la Spagna decide di non pagare? Quei soldi sono persi.
Secondo Stelter, la Germania ha accettato per troppo tempo un sistema che la penalizza, e ora ne sta vedendo le conseguenze dirette. Se la fiducia nella Bundesbank crolla, cosa succederà alla stabilità dell’euro?

La deindustrializzazione tedesca: la vera bomba a orologeria
Oltre ai problemi monetari, la Germania sta affrontando un crollo dell’industria che minaccia di ridisegnare completamente il suo ruolo in Europa. I costi energetici alle stelle, le regolamentazioni soffocanti e una politica industriale miope stanno spingendo le aziende fuori dal paese. BASF, Volkswagen, Siemens e molte altre stanno riducendo la loro presenza in Germania.
La situazione è il risultato di decenni di politiche sbagliate. L’uscita dal nucleare ha reso la produzione industriale troppo costosa, mentre una burocrazia sempre più soffocante scoraggia gli investimenti. Anche il sistema educativo sta fallendo: il crollo dell’istruzione e della formazione tecnica riduce la competitività della forza lavoro. Senza industria, la Germania perde la sua posizione dominante in Europa. E senza una Germania forte, chi sosterrà il peso dell’Eurozona?

Il welfare insostenibile: chi pagherà il conto?
Un altro tema scottante affrontato da Stelter è il peso del welfare. La Germania ha costruito un sistema sociale generoso, ma con una popolazione in rapido invecchiamento e una base produttiva in calo, chi lo finanzierà?
L’economista propone soluzioni drastiche:
- Riformare il sistema pensionistico, incentivando le persone a lavorare più a lungo.
- Tagliare le spese inefficienti, specialmente nel settore sanitario.
- Ridurre la pressione fiscale sulle imprese, per evitare la fuga di aziende all’estero.
Ma c’è un problema: chiunque provi a proporre riforme viene immediatamente attaccato. Perché? Perché, come dice Stelter, la politica tedesca si rifiuta di ammettere che il modello attuale non funziona più.

Eurocrisi 2025: Possiamo ancora evitare il disastro?
Stelter non è ottimista, ma non è neanche completamente rassegnato. Ci sono ancora delle possibilità per evitare che la Germania cada definitivamente nella recessione e trascini con sé tutta l’Eurozona. Ma serve un cambio di rotta radicale.
Le sue proposte sono chiare:
- Stop all’assistenzialismo europeo: la Germania deve smettere di finanziare i debiti degli altri paesi senza condizioni.
- Riforma fiscale e burocratica: meno tasse per le imprese, meno regole soffocanti.
- Investimenti strategici in istruzione, tecnologia e infrastrutture per rilanciare la competitività del paese.
- Rivedere la politica energetica: senza energia a basso costo, l’industria non può sopravvivere.
La domanda, però, resta: ci sono politici con il coraggio di prendere queste decisioni?

L’Eurocrisi 2025 sarà il punto di rottura?
Secondo Daniel Stelter, il 2025 potrebbe essere l’anno della verità. O la Germania cambia direzione, o rischia di diventare la più grande vittima della crisi dell’euro.
Le crepe nel sistema sono ormai visibili: la Bundesbank in rosso, l’industria che fugge, un welfare insostenibile. Eppure, la politica continua a fingere che tutto sia sotto controllo.
Ma il tempo sta per scadere. E se nessuno agirà in fretta, potremmo assistere alla più grande crisi economica che la Germania abbia mai visto.
Buffoni, avete campato alle spalle dell’ euro come marco indebolito.Avete distrutto e affamato la Grecia per salvare le vostre banche.
Vi siete fatti attaccare e distruggere il Nord Stream senza dire nulla e ora volete tagliare la spesa sociale??
Scordavo i soldi per le armi invece ci sono, quelli non contano per i deficit.
Ribadisco PAGLIACCI