Il numero di aziende industriali che stanno valutando il trasferimento della produzione fuori dalla Germania è in rapido aumento. Molte imprese stanno riducendo drasticamente i posti di lavoro, come confermato da un sondaggio della Camera di Commercio e Industria Tedesca (DIHK). Anche diversi economisti esprimono forti preoccupazioni riguardo alla situazione attuale e alla possibile deindustrializzazione in Germania. Ne scrive Agrarheute.com
Che cos’è la deindustrializzazione?
La deindustrializzazione in Germania descrive un cambiamento strutturale in un’economia, in cui il settore industriale perde peso rispetto ai settori dei servizi. Questo fenomeno si manifesta con:
- Riduzione del numero di lavoratori nell’industria.
- Diminuzione della quota del PIL del settore industriale.
- Delocalizzazione delle sedi produttive all’estero.
Secondo Harald Müller, direttore dell’Accademia Economica di Bonn (BWA), “la deindustrializzazione della Germania è in pieno svolgimento”, affermazione fatta già a inizio anno.
Crescente incertezza tra le aziende
Müller spiega che l’incertezza nel mondo industriale è tale che molte aziende hanno già preparato o implementato trasferimenti di produzione all’estero. Questo è confermato da un recente sondaggio della Camera di Commercio e Industria Tedesca (DIHK). “Non si tratta più della questione se trasferirsi, ma solo di come e quanto velocemente”, ha sottolineato Müller.
Le cause principali della deindustrializzazione in Germania, secondo il direttore della BWA, sono legate a scelte sbagliate nella politica energetica.
Interi settori economici a rischio
Müller prevede che interi settori dell’economia tedesca si trasferiranno all’estero, tra cui:
- L’industria chimica.
- L’industria della lavorazione dei metalli.
- La produzione automobilistica, inclusa la rete di fornitori.
L’opinione di Hans-Werner Sinn: una “deindustrializzazione forzata”
Anche Hans-Werner Sinn, ex direttore dell’Ifo-Institut di Monaco, condivide una visione critica della situazione. Secondo Sinn, la transizione energetica sta portando a una deindustrializzazione forzata a causa della chiusura delle centrali nucleari, del divieto di riscaldamenti a olio e della fine dei motori a combustione. Questi cambiamenti, afferma, stanno costringendo tutto a elettrificarsi, preferibilmente con energia verde.
Sinn si riferisce anche a un rapporto della Corte dei Conti federale del marzo 2024, che avverte di un “rischio significativo di carenza di capacità energetica garantita entro la fine del decennio”.
Inoltre, critica che la legge sull’efficienza energetica prevede che il consumo finale di energia debba diminuire del 45% entro il 2045. Anche se tutta l’energia fosse prodotta da fonti rinnovabili, il consumo di elettricità dovrebbe essere quasi dimezzato entro quella data, un processo che Sinn definisce “un programma di deindustrializzazione”.
Le aziende automobilistiche a rischio di fuga
Secondo un sondaggio della Camera di Commercio e Industria Tedesca (DIHK), più della metà delle grandi aziende industriali sta considerando di ridurre la produzione o di trasferirla all’estero. Il sondaggio, condotto tra circa 3.300 aziende, mostra che il 51% delle aziende con oltre 500 dipendenti sta già pianificando restrizioni produttive o una delocalizzazione, rispetto al 43% dell’anno scorso.
I prezzi elevati dell’energia stanno influenzando gravemente la capacità delle aziende di investire e innovare, con due terzi delle imprese che vedono la loro competitività minacciata.
Il richiamo alla politica energetica
Achim Dercks, vice direttore generale della DIHK, ha avvertito che “i freni alla crescita causati dalla politica energetica possono essere risolti solo con un cambiamento di prospettiva”. Le aziende, sottolinea, hanno bisogno di una fornitura energetica affidabile e a prezzi competitivi. Circa l’80% delle imprese ritiene che la riduzione delle tasse e dei tributi sull’energia sia essenziale per affrontare la crisi.
Questa situazione evidenzia una transizione critica per l’industria tedesca, con ampie conseguenze per il futuro della competitività economica del Paese.