La Germania ha parlato chiaro: la maggioranza ora è saldamente a destra. Il mito di una nazione prevalentemente orientata verso il centro-sinistra è ufficialmente tramontato. Se la democrazia significa rispettare il volere del popolo, allora la conclusione è ovvia: lasciamoli fare. Di Heiner Flassbeck

Un crollo storico per la coalizione di governo
Il risultato di queste elezioni è stato una vera e propria disfatta per la cosiddetta “coalizione semaforo”. La SPD ha subito un tracollo senza precedenti, perdendo quasi dieci punti percentuali e fermandosi a un misero 16%. Se decidesse di stringere un’alleanza con la CDU, rischierebbe di perdere definitivamente ogni identità e di finire tra i partiti minori, condannandosi all’irrilevanza. I Verdi sono stati ridimensionati, mentre la FDP è praticamente scomparsa. Il sogno di un’alleanza progressista, che sotto la guida ecologista voleva “salvare il mondo”, si è infranto rovinosamente contro la dura realtà politica.

L’elemento chiave: la spaccatura Est-Ovest
Uno degli aspetti più interessanti di queste elezioni è stata la divisione netta tra Est e Ovest. L’Est della Germania è quasi interamente colorato di blu AfD, un segnale inequivocabile del malcontento crescente. I cittadini dell’Est sono stufi di prediche climatiche e utopie sociali, vogliono stabilità, sicurezza e soprattutto quella prosperità che viene promessa da 35 anni ma che ancora non si è concretizzata.
Nel Sud e Sud-Ovest, invece, la CDU continua ad essere sinonimo di crescita economica e ordine. Tuttavia, con il 28% dei voti, il risultato del partito di Friedrich Merz non può certo essere definito un trionfo.

CDU e AfD: la coalizione inevitabile
Alla luce di questi numeri, la soluzione più logica sembra essere una coalizione tra CDU/CSU e AfD. Insieme hanno una maggioranza solida e i loro programmi sono talmente simili che potrebbero risparmiarsi lunghe trattative. Certo, per motivi di “decoro politico”, Friedrich Merz dovrebbe esigere che l’AfD prenda le distanze da qualsiasi dichiarazione controversa sul passato nazista della Germania. Ma è un prezzo che la leadership del partito pagherebbe volentieri in cambio del potere.
Sul piano europeo, le posizioni più estreme dell’AfD non sono un vero ostacolo: basta un compromesso e tutto si risolverà rapidamente. Perfino la questione Ucraina non sarà un problema, ora che gli Stati Uniti hanno un presidente che simpatizza con Putin. Friedrich Merz, fervente transatlantista, farà esattamente ciò che da Washington gli verrà detto di fare. Elon Musk potrebbe persino volare a Berlino per dare la sua benedizione alla nuova coalizione!

Le alternative? Un suicidio politico
Chi si oppone a questa ipotesi scuote la testa: “Non si può permettere che l’AfD vada al governo!”. E invece bisogna farlo. Questo è il vero test della democrazia. Il popolo deve toccare con mano cosa significa affidarsi a queste forze politiche. Solo così potrà rendersi conto che l’AfD non è una vera alternativa e che la CDU non ha più la capacità di guidare l’economia meglio della SPD o della FDP.
Se ora si impedisse questa coalizione, si creerebbero solo i presupposti per un’ulteriore crescita dell’AfD, che potrebbe presentarsi alle prossime elezioni direttamente con il proprio candidato cancelliere, come accaduto in Austria.

La SPD deve dire no alla CDU
Se la SPD vuole sopravvivere, deve opporsi a una grande coalizione. Per una volta, dovrebbe capovolgere il suo motto storico e dire: “Prima il partito, poi il Paese”. Perché legarsi a Friedrich Merz sarebbe una mossa suicida: il leader della CDU ha dimostrato più volte di essere totalmente imprevedibile e di non avere alcuna visione per l’Europa.
Con lui, ogni alleato di governo si ritroverebbe completamente in balìa dei suoi capricci, perché potrebbe sempre minacciare di passare dalla parte dell’AfD. Il suo piano in cinque punti, presentato qualche settimana fa, ha già dimostrato quanto sia incoerente e privo di strategia a lungo termine.

Il miglior antidoto? Lasciare che governino
C’è un solo modo per far sgonfiare la bolla della destra: lasciare che CDU e AfD governino e dimostrino quanto valgono. Appena cercheranno di applicare le loro idee economiche, dovranno scegliere se tradire tutte le loro promesse sui tagli fiscali e la riduzione del debito, oppure portare il Paese alla bancarotta.
Solo così gli elettori capiranno che nemmeno l’AfD ha soluzioni per la crisi economica e che la CDU non è più il partito dell’ordine e della crescita che era una volta.
Se invece si continuasse a costruire alleanze di compromesso senza risultati concreti, l’AfD non farebbe che guadagnare forza, fino a diventare un giorno l’unica opzione rimasta.
Meglio farli governare adesso, che doverli subire con il cancelliere tra quattro anni.