Negli ultimi anni, il panorama geopolitico globale si è fatto sempre più teso e imprevedibile. La Germania, tradizionalmente prudente sul tema militare, sta per compiere un passo storico: un massiccio riarmo da 200 miliardi di euro. Una cifra che fa girare la testa e che sta dividendo il dibattito politico ed economico. Ma quali sono le motivazioni dietro questa svolta? E quali le conseguenze?

Una svolta epocale per la Bundeswehr
Dopo decenni di tagli e disinvestimenti, il governo tedesco ha deciso di ribaltare la situazione: le forze armate del Paese (Bundeswehr) riceveranno un finanziamento senza precedenti per modernizzarsi e aumentare la propria capacità difensiva. Il leader della CDU, Friedrich Merz, ha avviato discussioni con la SPD per trovare il modo di aggirare il freno all’indebitamento (“Schuldenbremse”) e liberare i fondi necessari.
E qui iniziano i problemi: la Schuldenbremse impone rigidi limiti all’indebitamento statale, e aggirarla richiede un delicato equilibrio politico. La CDU vorrebbe far passare la misura con il Parlamento ancora in carica prima dell’insediamento del nuovo Bundestag, ma le opposizioni (AfD e Linke su tutte) potrebbero mettersi di traverso.

Dove trovare 200 miliardi senza far esplodere il bilancio?
Il ministro della Difesa, Boris Pistorius, ha dichiarato che per garantire una Bundeswehr operativa, il budget dovrà raddoppiare nei prossimi anni, arrivando a oltre 100 miliardi di euro annui. Questo significa che la spesa per la difesa potrebbe superare il 3% del PIL. Ma dove trovare questi soldi?
Tagliare altrove? Poco realistico: il welfare tedesco è già sotto pressione. Aumentare le tasse? Politicamente rischioso. Riformare la Schuldenbremse? Una strada che divide il governo e rischia di creare tensioni sociali.
Secondo un sondaggio Insa, quasi la metà dei tedeschi è favorevole a una riforma della Schuldenbremse per finanziare la difesa. Il consenso, però, varia tra le diverse fazioni politiche: il supporto più alto arriva dagli elettori dei Verdi (65%), SPD (64%) e Linke (60%), mentre tra gli elettori della CDU la percentuale scende al 56%. Gli elettori dell’AfD, invece, sono più scettici.

L’industria della difesa in prima linea: Rheinmetall e la conversione degli stabilimenti
Mentre il dibattito politico infuria, l’industria della difesa tedesca si sta già muovendo per capitalizzare su questo boom di investimenti. Un esempio emblematico è Rheinmetall, il colosso tedesco che produce carri armati e munizioni, il cui titolo in borsa è quasi decuplicato dal 2022.
L’azienda ha annunciato la conversione di due stabilimenti, uno a Berlino e uno a Neuss, dalla produzione automobilistica a quella bellica. Una decisione che riflette due tendenze parallele:
- Il settore della difesa è in forte espansione a causa delle crescenti spese militari europee.
- L’industria automobilistica tedesca sta attraversando una crisi legata alla transizione elettrica e al calo delle vendite in Cina.
Il risultato? Molti lavoratori del settore auto potrebbero presto trovarsi a costruire proiettili e carri armati anziché motori e trasmissioni. Non è un caso isolato: aziende come Hensoldt e KNDS stanno facendo lo stesso, mentre persino Continental ha visto alcuni dei suoi lavoratori transitare nel comparto difesa.

Ostacoli burocratici: il collo di bottiglia dei controlli di sicurezza
C’è però un intoppo che rischia di rallentare tutto: i controlli di sicurezza per il personale del settore difesa possono richiedere fino a un anno. Questo sta creando un paradosso: le aziende hanno bisogno di personale, ma le verifiche burocratiche bloccano le assunzioni.
Il governo ha cercato di minimizzare il problema, ma il settore industriale non è convinto: le procedure attuali non sono adatte a un periodo di emergenza come quello che stiamo vivendo. Se la Germania vuole davvero diventare una potenza militare di primo piano, dovrà rendere più agile il sistema.
Pressioni internazionali e il ruolo della NATO
Non è un segreto che gli Stati Uniti spingano da tempo per un riarmo della Germania. Washington chiede agli alleati europei di investire di più nella difesa, e la Germania, che per anni ha beneficiato di una strategia prudente, sta ora affrontando pressioni crescenti.
L’invasione russa dell’Ucraina ha cambiato le carte in tavola: la sicurezza europea non può più essere lasciata nelle mani degli americani, e Berlino ha finalmente capito che deve fare la sua parte. Il problema è capire come, senza spaccare il paese su un tema ancora controverso.

Cosa ci aspetta nel futuro?
La Germania sta entrando in un’era nuova e incerta. Il riarmo è ormai una realtà, ma il modo in cui verrà finanziato e gestito rimane un’incognita.
Alcuni scenari possibili:
- La CDU e la SPD trovano un compromesso sulla Schuldenbremse, garantendo i fondi necessari senza squilibrare troppo il bilancio.
- Il piano di riarmo viene ridimensionato, per evitare scontri interni e limitare il peso sul bilancio statale.
- La Germania diventa uno dei principali produttori di armamenti in Europa, trasformando il settore della difesa in un motore economico paragonabile a quello dell’auto negli anni ‘80 e ‘90.
In ogni caso, una cosa è certa: la Germania non è più il gigante economico pacifista di un tempo. La Bundeswehr si prepara a una nuova fase, e con essa tutto il paese dovrà adattarsi a una realtà in cui la sicurezza non è più scontata.