Fallimento Northvolt: Un Conto da 600 Milioni di Euro per il Contribuente Tedesco

Il produttore svedese di batterie Northvolt, un tempo considerato un pilastro della transizione energetica europea, ha dichiarato fallimento, lasciando dietro di sé un’eredità di domande senza risposta e una montagna di debiti. Questo evento non riguarda solo l’azienda: le casse pubbliche tedesche rischiano di perdere fino a 600 milioni di euro, una cifra impressionante che pesa sulle spalle dei contribuenti. Ma come si è arrivati a questo punto? E quali sono le responsabilità? Ne scrive Focus.de

fallimento northvolt

Promesse non mantenute: il sogno di Heide

I piani iniziali di Northvolt erano ambiziosi. La fabbrica progettata a Heide, nello Schleswig-Holstein, doveva diventare un polo all’avanguardia per la produzione di celle per batterie destinate alle auto elettriche, con l’inizio della produzione previsto per il 2026 e la creazione di circa 3.000 posti di lavoro.

In aggiunta, Northvolt intendeva costruire un impianto di riciclaggio per recuperare materiali preziosi dalle batterie dismesse, rendendo l’intero processo più sostenibile. Per sostenere questi progetti ambiziosi, il governo tedesco aveva stanziato 700 milioni di euro tra finanziamenti e garanzie statali:

  • 564 milioni di euro dal governo federale;
  • 137 milioni di euro dal Land Schleswig-Holstein;
  • Una garanzia aggiuntiva di 202 milioni di euro per coprire eventuali rischi.

Tuttavia, queste promesse si sono trasformate in un incubo finanziario.

Fallimento Northvolt

La crisi nascosta di Northvolt

Nonostante i fondi pubblici affluiti generosamente, Northvolt ha richiesto la procedura di protezione dai creditori secondo il Chapter 11 negli Stati Uniti, segnalando la gravità della crisi finanziaria. La richiesta, depositata presso il tribunale fallimentare del Texas, dovrebbe consentire una ristrutturazione aziendale. Tuttavia, i creditori, inclusi i contribuenti tedeschi, rischiano di non vedere mai restituiti i propri soldi.

Già prima di questa mossa, i segnali di difficoltà erano evidenti. Secondo documenti presentati al tribunale, nel 2023 Northvolt aveva accumulato una perdita di 1,1 miliardi di euro, una cifra ben superiore alle aspettative iniziali. Tra le cause principali della crisi:

  • Calo delle vendite di auto elettriche;
  • Problemi di qualità delle batterie, con quasi una batteria su tre risultata difettosa;
  • Pesanti perdite finanziarie causate da inefficienze operative.

Questi problemi interni hanno messo in crisi il progetto, ma c’è anche chi punta il dito contro il governo tedesco.

fallimento northvolt

Le responsabilità del Ministero dell’Economia

Un’accusa pesante coinvolge il Ministro dell’Economia Robert Habeck, che sarebbe stato deliberatamente ingannato dall’ex CEO di Northvolt, Peter Karlsson. L’azienda aveva l’obbligo di riferire trimestralmente sull’andamento delle sue operazioni, ma sembra che le difficoltà finanziarie siano state taciute o sottovalutate.

Nel 2023, nonostante i segnali di crisi, oltre 600 milioni di euro sono stati trasferiti a Northvolt su ordine del Ministero dell’Economia, una mossa che ora solleva molte domande:

  • Northvolt ha violato il suo dovere di trasparenza?
  • Il governo era a conoscenza della situazione reale e ha deciso comunque di rischiare i soldi dei contribuenti?

Questi interrogativi potrebbero portare a ulteriori indagini e alimentano il dibattito sulla gestione dei fondi pubblici.

fallimento northvolt

Un disastro per la transizione energetica europea?

Il fallimento di Northvolt non riguarda solo la Germania. L’azienda era vista come un elemento chiave per ridurre la dipendenza europea dalle batterie prodotte in Asia, in particolare da Cina e Corea del Sud. Ora, con Northvolt in bancarotta, l’Europa potrebbe trovarsi più vulnerabile nella corsa globale alle tecnologie verdi.

Conclusione: chi paga il prezzo?

Il fallimento di Northvolt rappresenta un duro colpo per la Germania e per l’intero progetto europeo di transizione energetica. Mentre si cercano risposte sulle responsabilità, una cosa è certa: i contribuenti tedeschi sono i grandi perdenti di questa vicenda, con 600 milioni di euro che rischiano di andare in fumo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *